1 – Origini del termine
“Grimdark” è un’espressione composta dai due aggettivi “grim” (“tetro”, “torvo”) e “dark” (“oscuro”): dunque è quasi una ridondanza, una ripetizione che vuole esasperare un concetto o, sarebbe forse meglio affermare, una tonalità emotiva.
La seminale opera The Encyclopedia of Fantasy (1997), di John Clute e John Grant, non contiene la voce “grimdark” – quasi sicuramente a causa dell’anno di pubblicazione dell’opera – mentre la definizione offerta dal Cambridge Dictionary, unico tra i dizionari online di lingua inglese a includere il termine, recita: «Una tipologia di narrativa fantastica […] in cui i personaggi si comportano in modo moralmente negativo e le cui tematiche sono deprimenti, disperate o violente.» (Fonte)
Una descrizione non certo esaustiva, almeno in apparenza e alla luce di ciò che la letteratura grimdark (quasi sempre considerata come fantasy anche se di certo non ne mancano esempi che rientrano invece nella fantascienza) può includere. Allo stesso tempo – e ciò può sembrare una contraddizione – sembra fin troppo restrittiva: a darle credito, infatti, il grimdark sembrerebbe esclusivamente definito dalla presenza di personaggi spregevoli e da atmosfere truculente e avvilenti.
Il punto è proprio questo: è possibile una netta definizione? Il grimdark, cioè, possiede davvero elementi caratterizzanti e confini ben precisi che lo identificano in modo incontrovertibile e lo distinguono chiaramente rispetto ad altri sottogeneri?
È ormai indiscusso che l’espressione “grimdark” deriva dal celebre wargame tridimensionale Warhammer 40.000 e, nello specifico, dalla frase impressa sulla scatola della seconda edizione (1993) del gioco: «In the grim darkness of the far future there is only war.» («Nella tetra oscurità del lontano futuro c’è solo guerra.»).
Forse non è un caso che invece, nella quarta di copertina del manuale delle regole della precedente, prima edizione – Warhammer 40.000: Rogue Trader (1987) – l’espressione usata è «In the nightmare future […]» («Nel futuro da incubo […]»), quasi si volesse condensare nella sostituzione di un termine (“nightmare” con “grim”) l’estremizzazione di quei toni cupi e violenti che, a oggi, rappresentano uno degli elementi più iconici dell’ambientazione futuristica di Warhammer.
A sostegno di questa ipotesi vale la pena citare il passaggio di un’intervista che il game designer della prima incarnazione del gioco, Rick Priestley, concesse nel 2020 e in cui evidenziò la svolta più seria e pessimistica che il suo successore Andy Chambers impresse alla lore del wargame a partire proprio dalla seconda edizione: «Il volume originale combinava certamente un universo distopico e violento con dell’umorismo – forse l’ironia era piuttosto pesante e può darsi che lo humour fosse, a tratti, al limite del ridicolo – ma io stavo scrivendo un wargame per dei wargamer e non stavo puntando a una credibilità letteraria.» (Fonte)