Possiamo dire che, straordinariamente, questa sia una post-fazione inserita all’inizio. Ma se la cosa vi sorprende, forse non siete pronti per le meraviglie avveniristiche che il numero che avete tra le mani ha in serbo per voi. C’è stupore nel futuro, ma anche paura, ironia, speranza. In una sola parola: contrasti.
Sono certo amerete rimanere invischiati in essi, così come è capitato a noi.
Vi consiglio quindi di mettervi comodi, appoggiarvi allo schienale della vostra poltrona ( o navetta, nel caso ne abbiate una) e preparavi al decollo.
Letterelettriche ringrazia Alessandro Iascy per aver condotto in questa sede il suo ambizioso figlio dalle ali tecnologiche, permettendoci di farne un upgrade.
Salutate il primo numero di Lost Tales: Andromeda, il viaggio è alle porte…
Vittorio Cirino
Cari amici lettori,
Andromeda è finalmente tornata.
Dopo la chiusura dell’editore Ailus la rivista vede nuovamente la luce grazie alla casa editrice guidata da Vittorio Cirino, Letterelettriche.
Quello che leggerete è il primo numero del nuovo corso della rivista che, da adesso in poi, sarà disponibile esclusivamente in formato digitale e farà parte del brand Lost Tales. Nel frattempo la versione online di Andromeda ha vinto il prestigioso “Premio Italia” come migliore sito web amatoriale. Mi sento in dovere di ringraziare ognuno di voi che ci leggete con grande entusiasmo e ci spronate a fare sempre meglio.
Nel numero 1 di Lost Tales: Andromeda vi proponiamo, come ormai di consueto, le nostre rubriche classiche: lo speciale Philip K. Dick a cura di Umberto Rossi che ci presenta quello che probabilmente è il romanzo più conosciuto dell’autore statunitense: The Man in the High Castle. Il caro Luca Leone prosegue il viaggio nel mondo della fantascienza italiana delle origini a oggi con uno splendido articolo dal titolo: Quando gli androidi parlavano italiano. Omar Serafini invece ci propone un nuovo articolo della rubrica dedicata al mondo dei Kaijū Eiga. Oltre a questo articolo della rubrica ripubblichiamo anche i due articoli apparsi nei precedenti numeri della rivista. Come di consueto su Andromeda vi parliamo di fantascienza anche attraverso le parole dei suoi protagonisti e in questo numero gli ospiti sono d’eccezione: Nick Parisi ha intervistato per noi il grande Michael Moorcock, autore simbolo della New Wave fantascientifica degli anni ‘60. Stefano Rizzo invece ha intervistato lo scrittore, saggista, produttore e critico cinematografico Giovanni Mongini, fresco vincitore del Premio Vegetti, che insieme al nostro Illustrazione di Tiziano Cremonini collaboratore storico, Mario Luca Moretti, sta lavorando alla pubblicazione del saggio in due volumi: Dietro le quinte del cinema di fantascienza (Vol. 1 – dal 1902 al 1982 – Prima del computer – interviste e curiosità – Vol. 2 – dal 1983 al 2017 – Dopo il computer – interviste e curiosità). Gianpiero Mattanza ha invece avuto il piacere di intervistare lo straordinario autore dell’illustrazione di copertina di questo numero di Andromeda: il superlativo Giuseppe Festino, che ci racconta la sua carriera tra acrilici e astronavi. Antonio Ippolito ha letto per noi un’antologia che è un grande classico della fantascienza: Dangerous Visions del 1967 a cura di Harlan Ellison. In più vi proponiamo il saggio La fantascienza degli anni ’60 e il rinnovamento culturale, a cura di Andrea Mina, Federico Ascoli e Daniele Savant. (Le prime due parti le avevamo proposte sui primi due numeri di Andromeda e qui vi proponiamo il saggio nella sua interezza). Nell’articolo Le invasioni silenziose di John Wyndham, Nick Parisi ci presenta uno dei maggiori autori della fantascienza britannica.
Corposa come sempre la sezione dedicata alla narrativa con i racconti di Annarita Guarnieri, Ezio Amadini (ormai ospite fisso della rivista), Francesco Nucera, Linda De Santi, Giulia Abbate, Pierfrancesco Prosperi e Davide Camparsi con il racconto Perché nulla vada perduto vincitore del XIX Premio RiLL. Tutti i racconti sono splendidamente illustrati dal nostro Gino Andrea Carosini.
Alessandro Iascy