Di Zeitgeist, Malefici e Senilità Precoce
Benvenuti, Voi che aprite un Lost Tales per la prima volta. Bentornati, Voi che invece siete di casa.
Quest’oggi cercherò di essere breve, contravvenendo alla mia tradizionale loquacità.
Come molti sanno e come spesso ripeto, la prefazione è l’ultima cosa di cui mi occupo prima di mandare in stampa una nostra rivista. Si tratta ormai di una questione scaramantica, alla quale non credo nemmeno. Per altro non ha mai funzionato, visto che ad ogni numero compaiono problemi e rallentamenti che funestano il processo di produzione e rischiano di mandare nel Valhalla il comparto creativo e la redazione.
Forse dovrei cambiare gesto apotropaico e scrivere la prefazione come prima cosa. Però, pensandoci a mente lucida, non posso fare a meno di constatare che questo sia il quarto numero di Lost Tales: Sword&Sorcery e il dodicesimo magazine che produciamo.
Il nostro primo figlio (Lost Tales: Digipulp Magazine) uscì in digitale il 31 Gennaio del 2018, quattro anni or sono. Se penso alla mia vita al di fuori di tutto questo (esiste vita fuori dalla propria passione?), posso dire che quattro anni mi abbiano concesso molto sul piano umano, ma non sembra un lasso di tempo troppo lungo. Se invece mi concentro sullo svolgersi degli eventi sul piano editoriale, questi 4 anni andrebbero valutati come si fa con gli anni dei cani. Mi sembra di vedermi, giovane di belle speranze con ambizioni e sogni, che imbocco la strada tortuosa dell’editoria con la prospettiva di cambiare il mondo. Ecco, se potessi veramente vedermi mi darei un buffetto sul mento. Più simile ad un pugno che a un buffetto, in verità. Mi suggerirei di bere un po’ di umiltà col limone al mattino a ogni risveglio, per abituarmi.
Mi direi che quattro anni mi segneranno tanto a fondo da rendermi irriconoscibile allo specchio (lo specchio interiore, s’intende). Soprattutto, mi direi che quel lavoro partito come una scommessa, sarà ancora una scommessa, ma che mi sono dimostrato un incallito giocatore d’azzardo. Sono nato incendiario ed è ancora distante il momento nel quale diverrò pompiere.
Voglio pubblicamente ringraziare gli artisti che in tutto questo tempo ci hanno affidato le loro opere e promettere loro che farò sempre del mio meglio affinché il mondo le conosca. Ringrazio immensamente chi collabora con me in Letterelettriche (ci sono almeno un paio di persone che sono più rilevanti del sottoscritto, per ogni nostro progetto).
Non peccherò di piaggeria ringraziando Voi lettori, ma mi limiterò a dirvi che vorrei potessimo essere al pub e bere qualcosa e parlare di Storie. Vorrei mi diceste cosa ne pensate di quelle che avete letto, mi confidaste quelle che vorreste leggere. Ok, forse lo dico anche perché in realtà, dopo quattro anni, avrei bisogno di bere…
Vi saluto, adesso, che se non mando il materiale in stampa questo resterà un soliloquio.
Ripensandoci, forse la scaramanzia ha funzionato, fino ad ora. Credo che continuerò a scrivere la prefazione come ultima cosa.
Come dite? Ho parlato solo di me e non del numero che avete per le mani?
Avete ragione da vendere, amici. Ma la risposta alle vostre esigenze è a una pagina di distanza. Cosa state aspettando, combattenti? Non siamo in pausa caffè!
Vi aspetto al pub, non fatemi attendere troppo.
Vittorio Cirino

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